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città capitalissima — l’illustre, il benemerito, il grande, l’immortale nostro concittadino Berretta non è più! Al momento di abbandonare per sempre la sua diletta Milano, quel nobile cuore si è spezzato...di angoscia».

— Povero Berretta! — esclama il Pestalozza; — vero galantuomo!...vero patriota!...

— E una testa! — soggiunge il Pirotta, — una di quelle teste...

— E galantuomo, perdio!

— Uomini che non dovrebbero morir mai!

— Ma Milano farà il suo dovere.

— Apriamo subito una sottoscrizione per erigergli un monumento...

— Approvato! — gridarono molte voci.

— Io proporrei...

— Sentiamo! tu proporresti?...

— Che i Milanesi facessero pubblica e solenne riparazione dei loro torti verso l’illustre estinto, rieleggendolo alla carica di Gran Proposto.

— Sarebbe una dimostrazione degna di noi. L’illustre estinto aveva troppo buon senso per opporsi alla adottazione del caffè igienico fico—patata... Proporrò la nomina al Circolo dei droghieri...

— Frattanto sottoscriviamo! Olà! penna, calamaio! e avanti a chi tocca!

I circostanti si affollano intorno al Pirotta, e mentre, inneggiando al defunto, tutti gareggiano nell’offrir denaro pel monumento, i due Primati prendono a parlare fra loro sommessamente.

— Ecco un altro cittadino benemerito, a cui verrà resa giustizia quando i suoi compatrioti non vedranno più in lui che un uomo di Pietra! — mormora il giovane Foscolo.

— Il volgo fu sempre volgo — risponde il Primate Al-