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— Come afferma il vecchio Pungolo, tutte le opinioni politiche sono rispettabili quando si ispirino, al pari delle vostre, ai grandi interessi della patria. Quanto a me, intendo portare il mio voto sul Primate Albani...

— Vedremo il suo manifesto...Pur che vi abbia qualche allusione in favore dell’anzidetto caffè igienico, io vedrò di appoggiarlo.

— L’elezione dell’Albani farebbe scoppiare dalla bile quel bel mobile dell’ex proposto Berretta con tutti i satelliti della infame Consorteria.

— S’io fossi certo di veder crepare l’ex proposto...

— Quel ludro!

— Quel ladro, dico io!

— E che ladro! Si vuole che tutti gli anni mandasse secretamente a Madera un miliardo di lussi!...

— E i buoni Milanesi l’han lasciato partire...

— Oh! la morte del Prina!...

— E noi due a far la parte del cavallo...Ma ecco un compare che sarà del nostro avviso.

— Che vuol dire quell’aria affannata?

Il brugnone Perelli si accosta al tavolino con un giornale alla mano, esclamando:

— Avete letto? cose da far piangere i sassi!...

— Che è stato?

— È morto l’ex—proposto Berretta.

— Morto! Oh, disgrazia! Ma quando? Ma come?

— Leggete!...sentite! «La mano ci trema...le lagrime ci fan velo agli occhi...il cuore ci si spezza nel trascrivere l’infausta novella...Quell’ottimo patriota, quell’illustre pubblicista, quell’integro amministratore della cosa pubblica, quel solerte funzionario al cui genio, alla cui operosità Milano va debitrice dei tanti abbellimenti edilizii, dei tanti provvedimenti economici e filantropici che in pochi anni la elevarono al rango di