Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/219


— 217 —


quelli che partono dalla terra hanno su noi dei diritti più urgenti.

Così parlando, la donna guardava il nano fissamente, colla espressione supplichevole e mesta del delinquente che chiede grazia all’arbitro de’ suoi giorni.

E vedendo che quegli non accennava ad arrendersi, la trepida donna rivolse la parola all’uomo che le dava di braccio, invitandolo a mostrare il mandato di estradizione di cui era munito.

Il Virey non esitò un istante a porgere il foglio.

Il nano lo percorse rapidamente coll’occhio, e parve disarmato.

— Intorno a questa mensa — riprese lo strano personaggio volgendo la parola al Virey con intonazione più mite — vi hanno ottocento suore disposte a prestarvi i loro servizi; non sareste voi abbastanza cortese per riferire la vostra scelta sovra una di quelle?

— Ragioni di scienza me lo vietano — rispose il Virey gravemente. — L’illustre malato reclama l’applicazione di un assorbente eminentemente simpatico, e in questa donna soltanto ho potuto scorgere le facoltà che al mio caso si confanno.

Il nano aggrottò le ciglia, le sue labbra impallidirono e parvero minacciare una violenta esplosione di collera. Girò una occhiata d’intorno, un’occhiata bieca, sospettosa, tremenda; ma scorgendo due ufficiali di sorveglianza che si avanzavano alla sua volta, coll’accento cupo di chi si reprime, disse:

— Sia fatta la volontà della legge! Noi ci vedremo più tardi...

Il Virey fece un saluto del capo, e la donna, cui erano state dirette le ultime parole del nano, rispose con una intraducibile occhiata piena di angoscia e di sommissione.