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— Il giorno in cui in me cessasse una tale convinzione, arrossirei di esser uomo e invocherei di morire.

— Mentre io mi occuperò a leggere queste note biografiche — disse il Virey allontanandosi — voi potrete, o fratello, esercitare le vostre pratiche salutari sull’anima dell’infermo. Più tardi, se i vostri rimedi non avranno giovato, io mi permetterò di tentare qualche prova sulla massa corporea. Vi prometto che il vostro metodo di cura non ne rimarrà pregiudicato.

Così parlando, il Virey si ritirò nel vicino gabinetto. Fratello Consolatore cadde in ginocchio presso il letto dell’infermo mormorando una preghiera.

Trascorsa un’ora, il Primate di medicina rientrò nella stanza.

Ai due praticanti magnetisti che lo accompagnavano si era aggiunto un numeroso drappello di giovani studenti, intervenuti spontaneamente al consulto per erudirsi nella dotta e faconda parola dell’illustre scienziato. Il Virey da più mesi non era venuto a Milano; tutti si attendevano che al letto degli infermi egli avrebbe solennemente proclamate e spiegate le sue grandi teorie innovatrici.

L’aspettativa non fu delusa.

I giovani si schierarono silenziosi intorno al letto, e il Primate con accento solenne prese a parlare:

«L’esplorazione magnetica non mi aveva ingannato; la biografia dell’infermo, e più che altro la storia delle sue ultime peripezie ha confermato i miei criterii sulla natura del male che reclama i nostri soccorsi.

«La scienza medica ha fatto, nella prima metà del corrente secolo, dei progressi meravigliosi. Oggimai non vi è legge dell’organismo umano che a noi sia ignota, non vi è forza della natura che abbia potuto sottrarsi alle nostre investigazioni ed al dominio delle nostre espe-