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provvidenziale dissidenza di partiti, che noi abbiamo abilmente e con ogni mezzo mantenuta. Ma allorquando una delle tante sette politico—sociali—religiose che fremono nelle viscere corrose della Unione, riuscirà ad ottenere una prevalenza assoluta; allora, o signori, aspettatevi il diluvio... la pioggia di fuoco, l’inferno...! I primi furori della spaventevole rivolta si rovescieranno, come di uso, sui Proposti, sugli Imperatori, sugli Czarri, sui Capi di Sorveglianza, sui tiranni che lottarono per scongiurare il cataclisma... In seguito... lasciate fare agli equilibristi...! Vi prometto io, che in pochi giorni l’equilibrio sarà perfetto.

«Prima di finirla, vorrei dire due parole sul fatto speciale che ha provocata la dimissione del Gran Proposto e la mia. Nel rapporto che io presentai ai Tribunali relativo alla violazione della legge di dilazione per parte dell’Albani, io so di non aver peccato contro il dovere di primate legale. L’Albani fu realmente veduto dai miei agenti nella notte dal 27 al 28 settembre entrare nella Villa Paradiso e quivi intrattenersi colla figlia del Gran Proposto. Ma i due verdetti contradittorii della prima e non mai abbastanza deplorata vittima dell’infausto processo, mi hanno dato a riflettere...

«Io non mi accuso di aver mancato per negligenza o mal volere, ma temo che l’impotenza assoluta a lottare contro uno dei più abbominevoli trovati della industria moderna abbia tradito i miei calcoli.

«Che qualche furfante, abusando della maschera—ritratto, a tanto sia riuscito da ingannare la mia accortezza non solo, ma anche quell’istinto di gentile penetrazione, quella direi quasi intuizione divina che è propria delle donne innamorate?... Una tale ipotesi spiegherebbe molte cose; ed io non dispero che, profittando delle molte note da me tracciate in argomento, il mio successore