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che nol fossero un secolo addietro un prefetto di polizia od un questore.
L’Albani, che ascoltava con angoscia impaziente, appena fu esaurita la lettura di quel primo documento, si rialzò dal suo seggio, e tutti notarono con meraviglia come il di lui volto, poco dianzi allibito dalla collera, esprimesse calma e fiducia.
— Onorevoli Seniori, onorevoli Anziani, onorevolissimi cittadini e fratelli — parlò l’Albani con ferma voce — i voti del mio cuore sono appagati, ciò che io ardentemente desiderava si è avverato; il rapporto del cittadino Torresani mi apre l’unica via sulla quale mi sarà dato di raccogliere a mia giustificazione delle prove assolute. In detto rapporto si afferma che nei giardini della Villa Paradiso io mi trattenni colla figlia del Gran Proposto, Orbene: se il padre di Fidelia acconsente, io eleggo a termine impreteribile di assoluzione o di condanna, la pubblica testimonianza di quell’angelo di luce e di bontà, di quella santa creatura, inaccessibile alla menzogna, che porta il nome di Fidelia... Il suo verdetto mi sarà sacro, ed io mi appresto ad ascoltarlo col sorriso nel volto e colla fede nel cuore.
L’Albani guardava fissamente il Gran Proposto, ma nessun segno di turbamento o di esitazione appariva su quella fronte marmorea. Quel vecchio non poteva aver scrupoli né rimorsi in presenza de’ suoi istinti di padre; quel magistrato si sentiva agguerrito dalla coscienza del vero. Prima che l’Anziano Inquirente gli ripetesse, come d’uso, la proposta dell’avversario civile, il Berretta si levò in piedi profferendo queste due semplici parole: «accetto la testimonianza di mia figlia come termine impreteribile — venga Fidelia!»
La figlia del Gran Proposto non era lungi.
Gli Anziani, prevedendo l’incidente, l’avevano chia-