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L’adesione di Fidelia era esplicita, senza condizioni, quale l’Albani l’aspettava, quale egli aveva il diritto di attenderla.

Ma al piè di quelle cifre così gentilmente tracciate dall’amore, spiccavano due linee di carattere diverso, due linee improntate da altra mano, difformi, contorte, quasi illegibili. All’occhio, al cuore dell’Albani, quelle due linee produssero l’impressione di un rettile nero, raggruppato sotto un cespo di rose.

Gli occhi dell’Albani si iniettarono di sangue. A lui non era mestieri di leggere quello scritto per accertarsi della propria sciagura, per riconoscere avverati i suoi presentimenti sinistri, E nondimeno portò la mano alla fronte e fece un gesto come a rimuovere un velo che gli offuscasse la vista. Le sue pupille avide e truci sibilavano le parole, — e ciascuna di quelle sillabe gli sgocciolava sul cuore come una stilla di piombo infuocato.

Il veto del Gran Proposto portava una data recente, ad era formulato nei termini più assoluti.

«Io sottoscritto, appoggiandomi ai miei diritti di paternità, e rassicurato in questi diritti da gravi ragioni che io farò valere, dietro reclamo delle parti interessate, dinanzi al Consiglio inappellabile degli Anziani di famiglia; credo di opporre il mio veto alla petizione di matrimonio civile inoltrata dall’inscritto Redento Albani in favore dell’accettante Fidelia Berretta, mia figlia adulta.

Terzo Berretta

Gran Proposto della famiglia Olona».


Sotto il peso di un’accusa inaspettata e terribile, avviene che l’uomo più incolpevole provi il bisogno di scandagliare la propria coscienza, non foss’altro per at-