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sanova, la sera dell’otto ottobre, fece ritorno alla sua nave colla gondola del conduttore settario.

Il nostro industriante avea studiato il terreno e fissato il suo piano strategico.

Appena fu a bordo della nave, egli adunò nuovamente nella cabina i suoi quattro confidenti per metterli al fatto di quanto egli aveva operato, ed impartire ad essi degli ordini.

— Oramai io so tutto quanto mi giovava sapere, non restano che alcuni particolari di niun conto dei quali voi dovrete incaricarvi. Com’io aveva preveduto, all’indomani dell’esperimento per la pioggia artifiziale, il Consiglio di Milano ha decretato all’Albani un sussidio di due milioni di lussi, elevandolo in pari tempo alla dignità di Primate. L’Albani è un apostata vile, che per orgoglio ha disertato dalla nostra setta; l’Albani è ricco e potente, e fa parte di quelle caste privilegiate che noi dobbiamo perseguitare e distruggere. I suoi milioni ci appartengono; noi abbiamo il diritto di confiscarli a benefizio della nostra idea. Fratelli: io voglio sperare che voi converrete pienamente nelle mie vedute, e vi adoprerete a secondarle con tutte le vostre forze, con tutto il vostro zelo.

— Da Omega ad Alfa! — risposero i quattro alzando la mano.

— Sta bene! Una circostanza molto favorevole ai nostri disegni la è questa, che l’Albani, in seguito alla sua petizione di matrimonio ha dovuto assentarsi da Milano per consumare, a distanza legale, il mese di dilazione imposto dalle leggi. Noi dunque potremo agire con sicurezza. L’Albani, prima di partire, ha comperato una deliziosa villa, la villa Paradiso, sorgente sulla sponda destra del Canale Lariano a poca distanza di Camerlata. Egli ha dato trecentomila lussi all’architetto mobiliare Perroni perché provveda a decorare quell’incantevole albergo