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l’uomo. Esageriamo il bene a comodo nostro, e noi vedremo, sulle orme di quello, insorgere il male in proporzioni gigantesche. Estraete il fuoco dalla silice; e mentre gli assiderati ne ritrarranno la vita, il prete si trarrà in disparte a meditare l’orrendo supplizio dei roghi. Mentre voi benedite l’acciaio che vi fornisce il vomere a coltura dei campi, il boia imaginerà la mannaia. Quale è la scienza, quale l’industria, che possa vantarsi innocente di corruzione e di calamità? La stampa, che diffonde la luce, moltiplica i pregiudizi!, il telegrafo accelera il moto del pensiero, e serve alla menzogna dei despoti, alle frodi della Borsa. Dappertutto i due elementi dell’uomo si rivelano: il bene ed il male camminano di pari passo. Il secolo d’oro è inconcepibile.

Perdonate la digressione, e proseguiamo il racconto.

Antonio Casanova di poco oltrepassava i trent’anni, e già il suo nome era tristamente famoso nella Cronaca criminale dell’epoca. Questo insigne barattiere avea già posto in allarme tutti gli uffizi di sorveglianza dei Dipartimenti della Unione, le Questure e le Polizie dell’altre parti del mondo.

Dotato di una forza fisica sorprendente, magnetizzatore di prima potenza, il Casanova aveva incominciate le sue prodezze nelle case da giuoco.

La sua volontà efficiente si esercitava con mirabile effetto sulle carte e sulle palle da bigliardo. Aveva viaggiato parecchi anni con una stecca di sua invenzione, nel cui legno perforato scorreva un zampillo di mercurio iniettato in una vena capillare di nervi umani. Quel tubo era un inalterabile conduttore della volontà. Il Casanova, lanciando la sua biglia, non aveva che a prescriverle il corso nella sua mente, perché quella obbedisse al suo volere come un corpo intelligente. La palla descriveva sul verde tappeto delle curve, dei circoli in-