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— Cittadino questore, io non amo i luoghi alti...
— Tu! un conduttore di gondole volanti!...
— Le gondole si elevano nell’aria libera; ma qui... più si va in alto... e più manca il respiro...
— Dunque, cittadino Bigino, tu vuoi proprio che il vecchio Torresani discenda?...
— Chi è salito discenda, chi è caduto si rialzi, tale è il motto degli Equilibristi.
Il Torresani scese dal pulpito, e accostandosi al Bigino con affabilità carezzante, gli pose sottocchio un ritratto fotografico.
— Conosci tu questa figura?
— È lui!... quegli che la sera dell’otto richiese pel primo la mia gondola...
— Sta bene! Ed ora, sfogliamo rapidamente l’Album dei pregiudicati; e vediamo se fra questi duecento ritratti tu puoi riconoscere anche l’altro individuo che hai deposto in città nell’ultima tua calata.
Il Bigino sfogliò rapidamente il gran libro, e poi crollò la testa in segno negativo.
— Dunque egli non è qui? Osserva bene! Non v’è alcun figuro qua dentro di tua conoscenza?
— Ho detto di no!
— Bigino!... Tu hai parlato di una persona seria... interessante... Non sapresti fornirmi altri connotati di quell’uomo?... Aspetta... Bigino!... Una idea!... Colui è iscritto tra gli affigliati alla setta degli Equilibristi!... Vediamo un po’!...
Così parlando, il Torresani spiccò un salto verso il suo pulpito, aperse un cassettino, ne levò un ritratto in fotografia, e tornando presso il conduttore di gondole, glielo pose sotto gli occhi.
Il Bigino guardò fissamente l’effigie, poi il vecchio Capo di Sorveglianza che sorrideva maliziosamente —