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umanità, la negazione di Dio. Esterminiamoli! La voce del popolo li ha colpiti del suo tremendo anatema.
«Gli schiavi, gli oppressi, i sofferenti, sono la maggioranza. Questa maggioranza è onnipotente. Già da secoli le ossa di quel misero Laocoonte che è il popolo, stridono nell’improbo amplesso di pochi rettili coronati — il Briareo dalle cento braccia si lascia stritolare senza gemiti, come un gramo fanciullo nelle fascie.
«Riscuotiti, o gigante! Strappa a’ tuoi carnefici quelle squame dorate che finora ti abbagliarono la vista. Schiaccia sotto il forte tallone le teste dell’idra. — Sperdi nel fango le bave velenose!... Guai se una sola testa uscirà intatta dall’eccidio! Ella andrà a rintanarsi fino a quando non abbia ricuperate le sue spire e il suo veleno. Al primo intiepidirsi della stagione, spiccherà un salto per morderti alla carotide e succhiare il tuo sangue.
«Che abbiamo fatto noi? che facciamo, colla nostra rivoluzione tanto vantata e tanto infruttuosa?... Abbiamo atterrito il dispotismo col tuono di una cannonata — abbiamo lanciato una bomba di carta in mezzo a questo intrigo di rettili. Ma i rettili si ritrassero nelle loro tane sibilando minaccia, e aspettando gli eventi.
«Poi misero fuori la cresta, e si sparsero fra il popolo coll’aria mansueta del primo serpente. E noi li vediamo, li incontriamo nelle nostre vie — li accogliamo nelle nostre case — li riscaldiamo nel nostro grembo — e istupiditi dall’oppio, non sentiamo le nuove trafitture. Oh la bella, la grande rivoluzione!
«Metà dell’Italia è schiava degli stranieri. I moderati ci promettono il compimento dell’opera, predicando la rassegnazione e la pazienza. — Noi ci prepariamo! gridano essi. — O che? Forse i tedeschi, i clericali, i nemici nostri non profittano anch’essi della tregua per prepararsi alla lor volta?...