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Quivi giunti, il Capo di Sorveglianza avvicinossi ad un immenso aereoscopio1, e volgendosi all’esploratore: — sai tu indicarmi — gli disse — in qual punto stazioni la nave sospetta?

— Tirate una retta fra Venere e Marte; dividetela in otto sezioni perfettamente uguali; alla quinta metà dell’ultima sezione d’ovest, abbassate un triangolo, e al lato a, b, c, troverete la nave.

— Sta bene! — mormorò il Torresani incurvato sotto il poderoso cannocchiale.

In quel momento il vecchio Capo di Sorveglianza somigliava ad un ragno, e parlava con voce chioccia, com’egli temesse di essere udito al di sopra delle nuvole.

— Ecco! appunto una nave di terzo ordine a distanza di mille e novecento metri... Presto!... Applichiamo alla lente la nostra camera oscura... fotografiamo!... Ah! La nave si muove...! Mutano di posto...! se ne vanno!... Via! non serve correr tanto, signori miei! Vi ho conosciuti, vi conosco...

— Che!... a tanta distanza, voi avete potuto riconoscere le persone che sono là dentro! — esclamò il subalterno spalancando due grossi occhi da imbecille.

Il Torresani gettò su lui uno sguardo pieno di sarcasmo e di commiserazione.

— E tu, imbecille, non hai ancora capito che razza di gente sia quella, che mostra tanta paura del nostro cannocchiale?

— Gente sospetta... capisco anch’io... — balbettò il subalterno colla persuasione d’aver fatto una grande scoperta.

— Ah! quei signori tu li chiami gente sospetta, imbecille! Di’ piuttosto canaglia della peggior specie, furfanti, bricconi, ladri, barattieri, e ignoranti, presuntuosi,

  1. Cannocchiale per l’esplorazione delle locomotive aeree.