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provata amicizia, se mostrassi dubitare che voi non abbiate ancora indovinato ciò che io bramo da voi. Siete voi disposto ad assecondarmi?...

— Quanto all’assecondarvi — rispose il Capo di Sorveglianza con un accento di sommissione che fece rabbrividire il Gran Proposto — voi sapete che un misero impiegato di seconda classe, quale io mi sono, deve necessariamente subordinare la sua volontà a quella degli alti dignitari dello Stato... Vi ho già detto che, su questo punto, fra noi non può esistere difficoltà di sorta... Tutto sta che io abbia realmente compresa la situazione vostra, e in conseguenza le vostre intenzioni... Io non vorrei offendere la vostra delicatezza di cittadino... parlandovi con soverchia libertà...

Il Gran Proposto arrossì leggermente. L’altro proseguiva:

— Basta! Nel caso mi fossi ingannato... oso sperare che non vorrete prendere in mala parte le mie supposizioni., e vorrete perdonarle come effetto di zelo soverchio.

Il Torresani fissava le sue grigie pupille nel volto del Gran Proposto, e tirava innanzi con voce asmatica:

— Eccovi dunque come io la intendo, onorandissimo e colendissimo cittadino Proposto. Voi non bramate che vostra figlia, la vostra unica figlia, si unisca in matrimonio a quell’emerito cittadino, oggi Primate d’intelligenza, che porta il nome di Albani Redento, e ciò per la ragione, un po’ illegale, se vogliamo, ma pure assai potente sul cuore di un padre, che quel cittadino, quel Primate, l’Albani in una parola, in epoca non remota, pose... la famiglia tutta intera... e quindi anche voi... noi... tutti quanti... nella necessità di dover dimenticare certe sue azioni... Basta!... Tanto io che voi, onorandissimo e sempre colendissimo Proposto, siamo troppo fe-