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escludeva ogni interruzione. — Io voleva alludere alla petizione di matrimonio inoltrata dal cittadino Redento Albani, dal celebre inventore della pioggia artifiziale, in favore di vostra figlia... Figuratevi, Gran Proposto, qual fu la mia sorpresa ieri sera... sì... ieri sera... al teatro degli Automi... voi sapete... a quel vecchio teatro che un tempo si chiamava della Scala, e che oggi serve agli spettacoli automeccanici delle grandi marionette. Io vado ogni sera a quel teatro, vi ero abbonato da ragazzo, fino dai tempi in cui vi si rappresentava l’opera in musica... Che volete...? Siamo milanesi... e quindi... per indole... per educazione... fors’anche per influenza di clima... un po’ abitudinari. Una sera, invece dei soliti cantanti, delle solite ballerine, ci hanno dato le marionette... Io, e i miei coetanei, piuttosto che abbandonare la nostra sedia fissa, il nostro palco di quarta fila... piuttosto che allontanarci dal nostro vecchio centro, ci siamo accontentati di quel nuovo spettacolo... e vi assicuro... Gran Proposto... che ci si diverte di cuore, e che la vecchia Scala è tuttora il primo teatro del mondo.

Il Gran Proposto sbuffava, ma non ardiva interrompere quella foga di parole. Il vecchio Torresani tirava innanzi con una facondia inesorabile.

— Or bene — voi conoscete il nuovo sistema dei sipari adottati recentemente nei grandi teatri — voglio parlare del sipario—giornale, che suol calarsi dopo il secondo atto della rappresentazione. Su quella vasta tela sono stampati, a grandi caratteri, i dispacci più importanti della giornata e buona parte delle notizie cittadine. Figuratevi dunque la mia sorpresa... la mia commozione... la mia gioia... quando, ieri sera, volgendo il mio binoccolo al sipario—giornale, potei leggere la petizione del cittadino Albani, riprodotta testualmente dal foglio uffiziale dei matrimoni. Oh! vi assicuro io, onorandis-