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— E solida...

— Usare di tutti i mezzi...

— Solidi...

— Che sono in nostro potere, onde far fronte a questa incessante reazione di popolo, che minaccia la nostra sicurezza personale, i nostri averi, i nostri titoli, e perfino la nostra tranquillità... la nostra pace domestica...

— Gran Proposto — interruppe il Torresani con una animazione artificiale che somigliava ad un impeto di zelo — se dal mio infimo gradino io posso qualche cosa per voi che sedete al più alto vertice della Gerarchia Governativa, non avete che a proferire una parola, ad emettere un ordine, perché anima e corpo, io mi adoperi a vostro vantaggio... Non dico per vantarmi, ma credo, nel disimpegno delle mie attribuzioni, di avervi sempre dato prova di intelligenza, di abilità e sopratutto di molto zelo.

— Voi portate gloriosamente il nome del Torresani — rispose il Gran Proposto con accento solenne — epperò nelle emergenze difficili, io ebbi sempre ricorso a voi, ed oggi più che mai faccio assegnamento sul vostro ingegno, sulla vostra esattezza...

Il Torresani si levò in piedi e portò la mano al cuore esprimendo la più rispettosa divozione. Poi, ricomponendosi nel pieritto, fissò in volto il Proposto con tutta la malizia dei suoi due occhi da serpente.

Il Gran Proposto portò alle labbra l’ampolla dell’elisire, la sorbì fino all’ultima stilla — indi riprese con calma:

— Voi siete padre di famiglia, mio caro Torresani...

— Colle istituzioni attuali, ciò non porta imbarazzi... I miei dodici figli sono mantenuti a spese del Comune...

— Fino a quando la prole fu a carico dei genitori, gli affetti erano meno vivi, meno intensi...