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genza, e l’invenzione del mio meccanismo per la pioggia artificiale mi verrà pagata oltre dieci milioni. Tu vedi bene, o Fidelia, che io non ho quindi più nulla a desiderare... fuori di te — che tu sola puoi riempiere l’immenso vuoto della mia esistenza avvenire; che nel tuo aspetto soltanto io potrò leggere la ragione della mia vita. — Sovvengati, o Fidelia!... — e così parlando la voce dell’Albani mutò improvvisamente di tono — che se mai un ostacolo insorgesse fra noi, se qualche anima sleale...
— Ma ciò non può essere, amico mio! — interruppe Fidelia atterrita. — Poiché tu vuoi... poiché io sono pronta a secondarti... poiché Iddio ci ha già uniti di un vincolo che vuolsi ritenere il più sacro, il più indissolubile...
— Ebbene... domani vedrai pubblicata la mia domanda... Per un mese e tre giorni noi vivremo disgiunti, come impongono le leggi di petizione. Fra noi ogni comunicazione sarà sospesa... E quand’io tornerò a Milano...
— Quando tornerai a Milano... la tua Fidelia avrà risposto alla domanda come il tuo cuore desidera, come io pure desidero in questo momento.
Il conduttore aveva fermata la sua gondola sopra la Cupola maggiore del Piccolo Campidoglio. — Erano cessati gli squilli del richiamo.
— Presto! scendiamo!... a sinistra... alla casa del gran Proposto.
I due giovani si abbracciarono, ripetendosi mille giuramenti. Fidelia discese a terra, e l’Albani si elevò di bel nuovo colla sua gondola, ordinando al conduttore di dirigersi al Palazzo di Famiglia.
Quivi giunto, l’Albani entrò nella sala d’amore, e richiesto agli anziani di guardia il libro di petizione pubblica, vi scrisse le parole seguenti: