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Così parlando, Fidelia chinò le labbra sulla fronte infuocata, dell’Albani, e vi ristette con un lungo bacio. Poi ella fece un movimento per levarsi in piedi e cedere il suo posto al giovane, che tuttavia rimaneva inginocchiato.

— Mio fidanzato, mio fratello d’amore — riprese Fidelia con dolcissimo accento — dispensandoti dalla confessione io mi sono prevalsa di un mio diritto, ma non intendo perciò esonerarmi da’ miei doveri. Al contrario, io ti prego di acconsentirmi questo sfogo dell’anima che la legge mi impone, perocché io sappia che l’uomo non può gustare, nelle braccia di una donna, tutta intera la voluttà dell’amore, quand’egli non sia ben certo che questa donna non abbia mai appartenuto ad alcuno...

— E potrei io dubitare della tua illibatezza? — esclamò l’Albani trattenendo la giovinetta con dolce violenza. — Tutta la tua vita si riflette nel tuo purissimo sguardo. Nella freschezza delle tue mani, nella fragranza del tuo alito, nelle caste pieghe dei lini che disegnano le tue membra, io respiro la vergine, indovino una limpida fonte, a cui nessuno ha mai portato le labbra! La legge mi comanda di proferire a mia volta la parola perdono; ed io, per obbedire a questa legge, ti perdono la sola colpa che in te riconosco, quella di aver amato un uomo immeritevole di possederti.

I due fidanzati, nell’estasi di un lungo abbracciamento, non si accorsero che la porta si era aperta, che non erano più soli.

Speranza e fratello Consolatore entrarono nella rotonda.

Il ministro si accostò al due amanti per compiere la cerimonia dell’unione spirituale colla formola prescritta dai canoni religiosi.

— Io ti amo e ti amerò sempre! — disse l’Albani — men-