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sarà di ritorno fra poco. Noi dobbiamo uscire insieme per assistere ad una cerimonia nuziale, che deve compiersi prima di mezzanotte in un quartiere alquanto discosto dal nostro.
— Una cerimonia nuziale prima di mezzanotte! — esclamò il giovane radiante di gioia... — Dunque...sarebbe vero?...Fidelia avrebbe acconsentito?...
— Fidelia!... Il nome che voi profferite — disse la donna — mi dà a conoscere il vostro... Voi siete l’Albani... il fidanzato della mia sorella d’amore!...Venite!... Affrettiamo gl’istanti della consolazione, perocché sulla terra i dolori sono sempre imminenti... La vostra fidanzata è là, nell’intimo sacrario del ministro, ad attendere quell’ora che voi avete prevenuta coll’impaziente desiderio.
Così parlando, la sposa del ministro prese per mano l’Albani e lo introdusse in una rotonda scolpita nell’alabastro, dove, sovra un divano coperto di bianchi drappi, sedeva la figlia del Gran Proposto.
L’Albani, al primo vederla, la credette una statua.
Ma le candide forme erano animate, la statua levossi in piedi, e sciolse la voce:
— Amico! fratello! — esclamò Fidelia coll’accento della più viva commozione. — E tu pure hai indovinato la strada più breve per toccare la meta! I nostri cuori si attraggono!
L’Albani non potè profferire parola, e cadde alle ginocchia di Fidelia.
— Poiché l’istinto del bene vi ha qui riuniti innanzi l’ora prefissa — parlò la sposa del ministro — noi compiremo la cerimonia in questo luogo. Fratello Consolatore sarà qui fra pochi minuti; ma i minuti dell’uomo benefico sono preziosi agli infelici, e noi che respiriamo la gioia, non dobbiamo usurpare i diritti del dolore.