Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 112 — |
CAPITOLO IX
La Confessione.
Al cader della notte, era cessata per l’Albani l’ebbrezza del trionfo. La sua fronte si era nuovamente increspata di una ruga profonda. Le memorie del passato, le trepidanze dell’avvenire riprendevano imperiosamente il loro posto nell’anima del giovine.
Prevedendo il pericolo di una ovazione popolare, l’Albani salì in una gondola volante onde uscire liberamente dalla folla.
Per due ore, il giovane artista si aggirò negli spazi dell’aere, in preda a’ suoi cupi pensieri. Il tempo era lento per lui. Le ore per lui si svolgevano lente e terribili, come quelle del delinquente che aspetta il giudizio degli uomini. Ma in quella meditazione, fosca e lugubre come l’inferno, traluceva di quando in quando un raggio di paradiso. La sua anima travolta nelle tenebre si riscuoteva al suono di una voce melodiosa che gli diceva: l’amore di una donna è il santo riflesso del perdono di Dio; per esso si cancellano tutti i peccati e tutti i rimorsi dell’uomo.
— Bada di non iscostarti troppo dalla città — disse l’Albani al conduttore della gondola. — A undici ore io debbo