Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/90

74 LA GERUSALEMME

XX.


     Questi appressando ove lor seggio han posto
Gli empj Demonj in quel selvaggio orrore:
Non rimirar le nere ombre sì tosto,
156Che lor si scosse e tornò ghiaccio il core.
Pur oltre ancor sen gían, tenendo ascosto
Sotto audaci sembianti il vil timore;
E tanto s’avanzar, che lunge poco
160Erano omai dall’incantato loco.

XXI.


     Esce allor della selva un suon repente
Che par rimbombo di terren che treme.
E ’l mormorar degli Austri in lui si sente,
164E ’l pianto d’onda che fra scoglj geme:
Come rugge il leon, fischia il serpente,
Come urla il lupo, e come l’orso freme,
V’odi; e v’odi le trombe, e v’odi il tuono
168Tanti e sì fatti suoni esprime un suono!

XXII.


     In tutti allor s’impallidir le gote,
E la temenza a mille segni apparse.
Nè disciplina tanto, o ragion puote,
172Ch’osin di gire innanzi, o di fermarse:
Chè all’occulta virtù che gli percuote,
Son le difese loro anguste e scarse.
Fuggono alfine; e un d’essi, in cotal guisa
176Scusando il fatto, il pio Buglion n’avvisa.