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56 LA GERUSALEMME

LXXIV.


     I pietosi scudier già sono intorno
Con varj ufizj al cavalier giacente:
E già sen riede ai languidi occhj il giorno,
588E le mediche mani e i detti ei sente.
Ma pur dubbiosa ancor del suo ritorno
Non s’assicura attonita la mente.
Stupido intorno ei guarda, e i servi e ’l loco
592Alfin conosce; e dice afflitto e fioco:

LXXV.


     Io vivo? io spiro ancora? e gli odiosi
Rai miro ancor di questo infausto die?
Dì testimon de’ miei misfatti ascosi,
596Che rimprovera a me le colpe mie.
Ahi man timida e lenta, or che non osi,
Tu che sai tutte del ferir le vie,
Tu ministra di morte empia ed infame,
600Di questa vita rea troncar lo stame?

LXXVI.


     Passa pur questo petto, e fieri scempj
Col ferro tuo crudel fà del mio core.
Ma forse, usata a’ fatti atroci ed empj,
604Stimi pietà dar morte al mio dolore.
Dunque i’ vivrò tra memorandi esempj
Misero mostro d’infelice amore:
Misero mostro, a cui sol pena è degna
608Dell’immensa empietà la vita indegna.