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36 | LA GERUSALEMME |
XIV.
E so che, fuori andando, opre faresti
Degne di te; ma sconvenevol parmi
Che tutti usciate, e dentro alcun non resti
108Di voi che sete i più famosi in armi.
Nemmen consentirei ch’andasser questi,
Chè degno è il sangue lor che si risparmi,
Se o men util tal opra, o mi paresse
112Che finita per altri esser potesse.
XV.
Ma poichè la gran torre, in sua difesa,
D’ogn’intorno le guardie ha così folte;
Che da poche mie genti esser offesa
116Non puote, e inopportuno è uscir con molte;
La coppia che s’offerse all’alta impresa
E in simil rischio si trovò più volte,
Vada felice pur; ch’ella è ben tale,
120Che sola più che mille insieme vale.
XVI.
Tu, come al regio onor più si conviene,
Con gli altri, prego, in su le porte attendi.
E quando poi (chè n’ho sicura spene)
124Ritornino essi, e desti abbian gl’incendj:
Se stuol nemico seguitando viene,
Lui risospingi, e lor salva e difendi.
Così l’un Re diceva; e l’altro cheto
128Rimaneva al suo dir, ma non già lieto.