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CANTO VIGESIMO. 325

CVII.


     Giunge all’irresoluto il vincitore:
E in arrivando (o che gli pare) avanza
E di velocitade, e di furore,
852E di grandezza ogni mortal sembianza.
Poco ripugna quel; pur, mentre muore,
Già non oblia la generosa usanza.
Non fugge i colpi, e gemito non spande:
856Nè atto fa, se non se altero e grande.

CVIII.


     Poi che ’l Soldan che spesso in lunga guerra,
Quasi novello Anteo, cadde e risorse
Più fero ogn’ora, alfin calcò la terra
860Per giacer sempre: intorno il suon ne corse.
E Fortuna, che varia e instabil erra,
Più non osò por la vittoria in forse.
Ma fermò i giri, e sotto i Duci stessi
864S’unì co’ Franchi, e militò con essi.

CIX.


     Fugge, non ch’altri, omai la regia schiera,
Ov’è dell’Oriente accolto il nerbo.
Già fu detta immortale; or vien che pera
868Ad onta di quel titolo superbo.
Emireno a colui che ha la bandiera
Tronca la fuga, e parla in modo acerbo:
Non se’ tu quel ch’a sostener gli eccelsi
872Segni dei mio Signor fra mille i’ scelsi?