Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CANTO VIGESIMO. | 305 |
XLVII.
Poi che di sangue ostil si vede asperso,
Entra in guerra Goffredo, e là si volve
Ove appresso vedea che il Duce Perso
372Le più ristrette squadre apre e dissolve:
Sì che ’l suo stuolo omai n’andria disperso
Come anzi l’Austro l’Africana polve.
Ver lui si drizza, e i suoi sgrida e minaccia,
376E fermando chi fugge, assal chi caccia.
XLVIII.
Comincian quì le due feroci destre
Pugna, qual mai non vide Ida nè Xanto.
Ma segue altrove aspra tenzon pedestre
380Fra Baldovino e Muleasse intanto.
Nè ferve men l’altra battaglia equestre
Appresso il colle, all’altro estremo canto,
Ove il barbaro Duce delle genti
384Pugna in persona, e seco ha i due potenti.
XLIX.
Il rettor delle turbe, e l’un Roberto
Fan crudel zuffa: e lor virtù s’agguaglia.
Ma l’Indian dell’altro ha l’elmo aperto,
388E l’arme tuttavia gli fende e smaglia.
Tisaferno non ha nemico certo
Che gli sia paragon degno in battaglia;
Ma scorre ove la calca appar più folta,
392E mesce varia uccisione e molta.