Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
304 | LA GERUSALEMME |
XLIV.
Ormondo intanto, alle cui fere mani
Era commessa la spietata cura,
Misto con false insegne è fra’ Cristiani:
348E i compagni con lui di sua congiura.
Così lupi notturni, i quai di cani
Mostrin sembianza, per la nebbia oscura
Vanno alle mandre, e spían come in lor s’entre,
352La dubbia coda ristringendo al ventre.
XLV.
Gíansi appressando: e non lontano al fianco
Del pio Goffredo il fier Pagan si mise.
Ma come il Capitan l’orato e ’l bianco
356Vide apparir delle sospette assise:
Ecco, gridò, quel traditor che Franco
Cerca mostrarsi in simulate guise.
Ecco i suoi congiurati in me già mossi;
360Così dicendo, al perfido avventossi.
XLVI.
Mortalmente piagollo: e quel fellone
Non fere, non fa schermo, e non s’arretra;
Ma come innanzi agli occhj abbia ’l Gorgone
364(E fu cotanto audace) or gela e impetra.
Ogni spada, ed ogni asta a lor s’oppone:
E si vota in lor soli ogni faretra.
Va in tanti pezzi Ormondo e i suoi consorti,
368Che il cadavero pur non resta ai morti.