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CANTO UNDECIMO. 21

LIX.


     E quel ch’ai Franchi più spavento porge,
E ’l toglie ai difensor della Cittade,
È, che ’l possente Guelfo (e se n’accorge
468Questo popolo e quel) percosso cade.
Tra mille il trova sua fortuna, e scorge
D’un sasso il corso per lontane strade.
E da sembiante colpo, al tempo stesso,
472Colto è Raimondo, onde giù cade anch’esso.

LX.


     Ed aspramente allora anco fu punto
Nella proda del fosso Eustazio ardito.
Nè in questo ai Franchi fortunoso punto
476Contra lor da’ nemici è colpo uscito
(Chè n’uscir molti) onde non sia disgiunto
Corpo dall’alma, o non sia almen ferito.
E in tal prosperità via più feroce
480Divenendo il Circasso, alza la voce:

LXI.


     Non è questa Antiochia, e non è questa
La notte amica alle Cristiane frodi.
Vedete il chiaro Sol, la gente desta,
484Altra forma di guerra ed altri modi.
Dunque favilla in voi nulla più resta
Dell’amor della preda, e delle lodi?
Chè sì tosto cessate, e sete stanche
488Per breve assalto, o Franchi no, ma Franche?