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290 | LA GERUSALEMME |
II.
Alzano allor dall’alta cima i gridi
Insino al Ciel le assediate genti:
Con quel romor con che, dai Tracj nidi,
12Vanno a stormi le gru ne’ giorni algenti:
E tra le nubi a più tepidi lidi
Fuggon stridendo innanzi ai freddi venti:
Ch’or la giunta speranza in lor fa pronte
16La mano al saettar, la lingua all’onte.
III.
Ben s’avvisano i Franchi, onde dell’ire
L’impeto novo, e ’l minacciar procede:
E miran d’alta parte, ed apparire
20Il poderoso campo indi si vede.
Subito avvampa il generoso ardire
In que’ petti feroci, e pugna chiede.
La gioventute altera accolta insieme,
24Dà, grida, il segno, invitto Duce: e freme.
IV.
Ma nega il saggio offrir battaglia innante
Ai novi albóri, e tien gli audaci a freno.
Nè pur con pugna instabile e vagante
28Vuol che si tentin gli avversarj almeno.
Ben è ragion, dicea, che dopo tante
Fatiche un giorno io vi ristori appieno.
Forse ne’ suoi nemici anco la folle
32Credenza di se stessi ei nudrir volle.