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18 | LA GERUSALEMME |
L.
E da sè la respinge e tien lontana
Quanto l’abete è lungo, e ’l braccio forte.
Vi scende ancor la Vergine sovrana,
396E de’ periglj altrui si fa consorte.
I Franchi intanto alla pendente lana
Le funi recideano e le ritorte
Con lunghe falci; onde, cadendo a terra,
400Lasciava il muro disarmato in guerra.
LI.
Così la torre sovra, e più di sotto
L’impetuoso il batte aspro ariete:
Onde comincia ormai forato e rotto
404A discoprir le interne vie secrete.
Éssi non lunge il Capitan condotto
Al conquassato e tremulo parete,
Nel suo scudo maggior tutto rinchiuso,
408Che rade volte ha di portar in uso.
LII.
E quinci cauto rimirando spia,
E scender vede Solimano a basso;
E porsi alla difesa ove s’apria,
412Tra le ruine, il periglioso passo:
E rimaner della sublime via
Clorinda in guardia, e ’l cavalier Circasso.
Così guardava, e già sentiasi il core
416Tutto avvampar di generoso ardore.