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268 LA GERUSALEMME

LXXIV.


     Diss’ella: o Cavalier, perchè quel dono,
Donatomi più volte, anco togliete?
Miei campion sete voi; pur esser buono
588Dovria tal nome a por tra voi quiete.
Meco s’adira, chi s’adira: io sono
Nell’offese l’offesa; e voi ’l sapete.
Così lor parla; e così avvien che accordi
592Sotto giogo di ferro alme discordi.

LXXV.


     È presente Vafrino, e ’l tutto ascolta:
E, sottrattone il vero, indi si toglie.
Spia dell’alta congiura, e lei ravvolta
596Trova in silenzio, e nulla ne raccoglie.
Chiedene improntamente anco talvolta:
E la difficoltà cresce le voglie.
O quì lasciar la vita egli è disposto,
600O riportarne il gran secreto ascosto.

LXXVI.


     Mille e più vie d’accorgimento ignote,
Mille e più pensa inusitate frodi.
E pur con tutto ciò non gli son note
604Dell’occulta congiura o l’arme, o i modi.
Fortuna alfin (quel ch’ei per se non puote)
Isviluppò d’ogni suo dubbio i nodi.
Sì ch’ei distinto e manifesto intese,
608Come l’insidie al pio Buglion sian tese.