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14 LA GERUSALEMME

XXXVIII.


     Gran mole intanto è di là su rivolta
Per cento mani al gran bisogno pronte,
Che sovra la testuggine più folta
300Ruina, e par che vi trabocchi un monte:
E, degli scudi l’union disciolta,
Più d’un elmo vi frange e d’una fronte:
E ne riman la terra sparsa e rossa
304D’arme, di sangue, di cervella, e d’ossa.

XXXIX.


     L’assalitor allor sotto al coperto
Delle machine sue più non ripara:
Ma da i ciechi periglj al rischio aperto
308Fuori se n’esce, e sua virtù dichiara.
Altri appoggia le scale e va per l’erto:
Altri percuote i fondamenti a gara.
Ne crolla il muro, e ruinoso i fianchi
312Già fessi mostra all’impeto de’ Franchi.

XL.


     E ben cadeva alle percosse orrende
Che doppia in lui l’espugnator montone;
Ma sin da’ merli il popolo il difende
316Con usata di guerra arte e ragione:
Ch’ovunque la gran trave in lui si stende,
Cala fasci di lana, e gli frappone.
Prende in se le percosse e fa più lente
320La materia arrendevole e cedente.