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CANTO DECIMOTTAVO. 221

XLI.


     Vassi all’antica selva: e quindi è tolta
Materia tal qual buon giudizio elesse.
E benchè oscuro fabbro arte non molta
324Por nelle prime machine sapesse;
Pur artefice illustre a questa volta
È colui ch’alle travi i vinchi intesse;
Guglielmo, il Duce Ligure, che pria
328Signor del mare corseggiar solía.

XLII.


     Poi sforzato a ritrarsi, ei cesse i regni
Al gran navigio Saracin de’ mari.
Ed ora al campo conducea dai legni
332E le marittime arme, e i marinari.
Ed era questi infra i più industri ingegni
Ne’ meccanici ordigni uom senza pari.
E cento seco avea fabbri minori,
336Di ciò ch’egli disegna esecutori.

XLIII.


     Costui non solo incominciò a comporre
Catapulte, baliste, ed arieti;
Onde alle mura le difese torre
340Possa, e spezzar le sode alte pareti;
Ma fece opra maggior: mirabil torre,
Ch’entro di pin tessuta era, e d’abeti;
E nelle cuoja avvolto ha quel di fuore,
344Per ischermirsi da lanciato ardore.