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CANTO DECIMOTTAVO. | 209 |
V.
Poi che le dimostranze oneste e care
Con que’ soprani egli iterò più volte;
Placido affabilmente e popolare
36L’altre genti minori ebbe raccolte.
Non saria già più allegro il militare
Grido, o le turbe intorno a lui più folte,
Se, vinto l’Oriente e ’l Mezzogiorno,
40Trionfante ei n’andasse in carro adorno.
VI.
Così ne va sino al suo albergo; e siede
In cerchio quivi ai cari amici accanto:
E molto lor risponde, e molto chiede
44Or della guerra, or del silvestre incanto.
Ma quando ogn’un partendo agio lor diede,
Così gli disse l’Eremita santo:
Ben gran cose, signore, e lungo corso
48(Mirabil peregrino) errando hai scorso.
VII.
Quanto devi al gran Re che ’l mondo regge!
Tratto egli t’ha dalle incantate soglie:
Ei te smarrito agnel fra le sue gregge
52Or riconduce, e nel suo ovile accoglie:
E per la voce del Buglion t’elegge
Secondo esecutor delle sue voglie.
Ma non conviensi già che, ancor profano,
56Nei suoi gran ministerj armi la mano.