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CANTO DECIMOSETTIMO. 195

LXV.


     Vedrai degli avi il divulgato onore,
Lunge precorso in luogo erto e solingo:
Tu dietro anco riman, lento cursore,
516Per questo della gloria illustre arringo.
Su su, te stesso incíta: al tuo valore
Sia sferza e spron quel ch’io colà dipingo.
Così diceva; e ’l cavaliero affisse
520Lo sguardo là, mentre colui sì disse.

LXVI.


     Con sottil magistero, in campo angusto,
Forme infinite espresse il fabbro dotto.
Del sangue d’Azzio glorioso augusto
524L’ordin vi si vedea nulla interrotto.
Vedeasi dal Roman fonte vetusto
I suoi rivi dedur puro e incorrotto.
Stan coronati i Principi d’alloro:
528Mostra il Vecchio le guerre, e i pregj loro.

LXVII.


     Mostragli Cajo, allor ch’a strane genti
Va prima in preda il già inclinato impero,
Prendere il fren de’ popoli volenti,
532E farsi d’Este il Principe primiero;
Ed a lui ricovrarsi i men potenti
Vicini, a cui rettor facea mestiero;
Poscia quando ripassa il varco noto
536Agl’inviti d’Onorio il fero Goto;