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194 | LA GERUSALEMME |
LXII.
T’alzò Natura inverso il Ciel la fronte,
E ti diè spirti generosi ed alti,
Perchè in su miri: e con illustri e conte
492Opre, te stesso al sommo pregio esalti.
E ti diè l’ire ancor veloci e pronte;
Non perchè l’usi ne’ civili assalti:
Nè perchè sian di desiderj ingordi
496Elle ministre, ed a ragion discordi;
LXIII.
Ma perchè il tuo valore, armato d’esse,
Più fero assalga gli avversarj esterni;
E sian con maggior forza indi ripresse
500Le cupidigie, empj nemici interni.
Dunque nell’uso per cui fur concesse,
Le impieghi il saggio duce, e le governi:
Ed a suo senno or tepide or ardenti
504Le faccia: ed or le affretti ed or le allenti.
LXIV.
Così parlava; e l’altro attento e cheto
Alle parole sue d’alto consiglio,
Fea de’ detti conserva: e mansueto
508Volgeva a terra e vergognoso il ciglio.
Ben vide il saggio Veglio il suo secreto,
E gli soggiunse: alza la fronte, o figlio:
E in questo scudo affissa gli occhj omai,
512Ch’ivi de’ tuoi maggior l’opre vedrai.