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172 LA GERUSALEMME

LXXIV.


     Non accusi già me, biasmi se stesso
Il mio custode e zio, che così volse;
Ei l’alma baldanzosa, e ’l fragil sesso
588Ai non debiti ufficj in prima volse.
Esso mi fè donna vagante, ed esso
Spronò l’ardire, e la vergogna sciolse;
Tutto si rechi a lui ciò che d’indegno
592Fei per amore, o che farò di sdegno.

LXXV.


     Così risolse: e cavalieri, e donne,
Paggj, e sergenti frettolosa aduna,
E ne’ superbi arnesi, e nelle gonne
596L’arte dispiega, e la regal fortuna,
E in via si pone, e non è mai ch’assonne,
O che si posi al Sole, od alla Luna,
Sin che non giunge ove le schiere amiche
600Coprian di Gaza le campagne apriche.