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166 LA GERUSALEMME

LVI.


     Rimanti in pace; i’ vado: a te non lice
Meco venir; chi mi conduce il vieta.
Rimanti, o va per altra via felice,
444E come saggia i tuoi consiglj acqueta.
Ella, mentre il guerrier così le dice,
Non trova loco torbida inquieta:
Già buona pezza in dispettosa fronte
448Torva il riguarda, alfin prorompe all’onte.

LVII.


     Nè te Sofia produsse, e non sei nato
Dell’Azzio sangue tu: te l’onda insana
Del mar produsse, e ’l Caucaso gelato,
452E le mamme allattar di tigre Ircana.
Che dissimulo io più? l’uomo spietato
Pur un segno non diè di mente umana.
Forse cambiò color? forse al mio duolo
456Bagnò almen gli occhj, o sparse un sospir solo?

LVIII.


     Quali cose tralascio, e quai ridico?
S’offre per mio: mi fugge, e m’abbandona.
Quasi buon vincitor, di reo nemico
460Oblia le offese, e i falli aspri perdona.
Odi come consiglia, odi il pudíco
Senocrate d’Amor come ragiona.
O Cielo, o Dei, perchè soffrir questi empj,
464Fulminar poi le torri, e i vostri tempj?