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CANTO DECIMOSESTO. | 149 |
V.
Svelte nuotar le Cicladi diresti
Per l’onde, e i monti coi gran monti urtarsi:
L’impeto è tanto, onde quei vanno e questi
36Co’ legni torreggianti ad incontrarsi.
Già volar faci, e dardi: e già funesti
Vedi di nova strage i mari sparsi.
Ecco (nè punto ancor la pugna inchina)
40Ecco fuggir la barbara Reina.
VI.
E fugge Antonio! e lasciar può la speme
Dell’imperio del mondo ov’egli aspira?
Non fugge no, non teme il fier non teme;
44Ma segue lei che fugge, e seco il tira.
Vedresti lui simile ad uom che freme
D’amore, a un tempo, e di vergogna e d’ira,
Mirar alternamente or la crudele
48Pugna ch’è in dubbio, or le fuggenti vele.
VII.
Nelle latébre poi del Nilo accolto
Attender pare in grembo a lei la morte:
E nel piacer d’un bel leggiadro volto
52Sembra che il duro fato egli conforte.
Di cotai segni variato e scolto
Era il metallo delle regie porte.
I due guerrier, poichè dal vago obbietto
56Rivolser gli occhj, entrar nel dubbio tetto.