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144 LA GERUSALEMME

LXII.


     Rideva insieme, e insieme ella arrossia:
Ed era nel rossor più bello il riso,
E nel riso il rossor che le copria
492Insino al mento il delicato viso.
Mosse la voce poi sì dolce e pia,
Che fora ciascun altro indi conquiso:
O fortunati peregrin, cui lice
496Giungere in questa sede alma e felice!

LXIII.


     Questo è il porto del mondo; e quì il ristoro
Delle sue noje, e quel piacer si sente
Che già sentì ne’ secoli dell’oro
500L’antica e senza fren libera gente.
L’arme che sin a quì d’uopo vi foro,
Potete omai depor sicuramente,
E sacrarle in quest’ombra alla quiete:
504Chè guerrieri quì sol d’Amor sarete.

LXIV.


     E dolce campo di battaglia il letto
Fiavi, e l’erbetta morbida de’ prati.
Noi menerenvi anzi il regale aspetto
508Di lei, che quì fa i servi suoi beati:
Che v’accorrà nel bel numero eletto
Di quei ch’alle sue gioje ha destinati.
Ma pria la polve in queste acque deporre
512Vi piaccia, e ’l cibo a quella mensa torre.