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130 | LA GERUSALEMME |
XX.
Giace l’alta Cartago; appena i segni
Dell’alte sue ruine il lido serba.
Muojono le Città, muojono i regni:
156Copre i fasti e le pompe arena ed erba:
E l’uom d’esser mortal par che si sdegni:
O nostra mente cupida e superba!
Giungon quinci a Biserta, e più lontano
160Han l’isola de’ Sardi all’altra mano.
XXI.
Trascorser poi le piaggie ove i Numidi
Menar già vita pastorale erranti.
Trovar Bugia, ed Algieri, infami nidi
164Di corsari: ed Oran trovar più innanti.
E costeggiar di Tingitana i lidi,
Nutrice di leoni e d’elefanti:
Ch’or di Marocco è il regno, e quel di Fessa:
168E varcar la Granata incontro ad essa.
XXII.
Son già là dove il mar fra terra inonda,
Per via ch’esser d’Alcide opra si finse.
E forse è ver ch’una continua sponda
172Fosse, ch’alta ruina in due distinse.
Passovvi a forza l’Oceano: e l’onda
Abila quinci, e quindi Calpe spinse.
Spagna e Libia partío con foce angusta;
176Tanto mutar può lunga età vetusta!