Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
102 | LA GERUSALEMME |
XX.
Apre allora le luci il pio Buglione,
E nato vede e già cresciuto il giorno:
Onde lascia i riposi, e sovrappone
156L’arme alle membra faticose intorno.
E poco stante a lui nel padiglione
Veniano i duci al solito soggiorno,
Ove a consiglio siedono, e per uso
160Ciò ch’altrove si fa, quivi è concluso.
XXI.
Quivi il buon Guelfo, che il novel pensiero
Infuso avea nell’inspirata mente,
Incominciando a ragionar primiero,
164Disse a Goffredo: o principe clemente,
Perdono a chieder ne vegn’io, che in vero
È perdon di peccato anco recente:
Onde potrà parer, per avventura,
168Frettolosa dimanda ed immatura.
XXII.
Ma pensando che chiesto al pio Goffredo
Per lo forte Rinaldo è tal perdono:
E riguardando a me che in grazia il chiedo,
172Che vile affatto intercessor non sono;
Agevolmente d’impetrar mi credo
Questo ch’a tutti fia giovevol dono.
Deh consenti ch’ei rieda, e che, in ammenda
176Del fallo, in pro comune il sangue spenda.