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96 | LA GERUSALEMME |
II.
Ed essi ogni pensier, che ’l dì conduce,
Tuffato aveano in dolce oblio profondo.
Ma vigilando nell’eterna luce
12Sedeva al suo governo il Re del mondo:
E rivolgea dal Cielo al Franco Duce
Lo sguardo favorevole e giocondo.
Quinci a lui n’inviava un sogno cheto,
16Perchè gli rivelasse alto decreto.
III.
Non lunge all’auree porte ond’esce il Sole,
È cristallina porta in Oriente
Che, per costume, innanzi aprir si suole
20Che si dischiuda l’uscio al dì nascente.
Da questa escono i sogni, i quai Dio vuole
Mandar per grazia a pura e casta mente.
Da questa or quel ch’al pio Buglion discende,
24L’ali dorate inverso lui distende.
IV.
Nulla mai vision nel sonno offerse
Altrui sì vaghe immagini o sì belle,
Come ora questa a lui, la qual gli aperse
28I secreti del Cielo e delle stelle.
Onde, siccome entro uno speglio, ei scerse
Ciò che là suso è veramente in elle.
Pareagli esser traslato in un sereno
32Candido, e d’auree fiamme adorno e pieno.