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CANTO TERZO. 79

XXXV.


     Clorinda emula sua tolse di vita
Il forte Ardelio, uom già d’età matura;
Ma di vecchiezza indomita, e munita
276Di due gran figlj, e pur non fu sicura;
Ch’Alcandro il maggior figlio aspra ferita
Rimosso avea dalla paterna cura:
E Poliferno, che restogli appresso,
280A gran pena salvar potè se stesso.

XXXVI.


     Ma Tancredi, dappoi ch’egli non giunge
Quel villan, che destriero ha più corrente,
Si mira addietro, e vede ben che lunge
284Troppo è trascorsa la sua audace gente:
Vedela intorniata, e ’l corsier punge,
Volgendo il freno, e là s’invia repente:
Ned egli solo i suoi guerrier soccorre;
288Ma quello stuol ch’a tutti i rischj accorre.

XXXVII.


     Quel di Dudon avventurier drappello,
Fior degli eroi, nerbo e vigor del campo.
Rinaldo il più magnanimo e ’l più bello,
292Tutti precorre; ed è men ratto il lampo.
Ben tosto il portamento e ’l bianco augello
Conosce Erminia nel celeste campo;
E dice al Re che ’n lui fissa lo sguardo:
296Eccoti il domator d’ogni gagliardo.