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CANTO TERZO. | 77 |
XXIX.
Cedean cacciati dallo stuol Cristiano
I Palestini, o sia temenza od arte.
228Un de’ persecutori, uomo inumano,
Videle sventolar le chiome sparte,
E da tergo in passando, alzò la mano
Per ferir lei ne la sua ignuda parte;
232Ma Tancredi gridò, che se n’accorse,
E con la spada a quel gran colpo accorse.
XXX.
Pur non gì tutto invano, e ne’ confini
Del bianco collo il bel capo ferille.
Fu levissima piaga, e i biondi crini
236Rosseggiaron così d’alquante stille,
Come rosseggia l’or che di rubini
Per man d’illustre artefice sfaville.
Ma il Prence infuriato, allor si spinse
240Addosso a quel villano, e ’l ferro strinse.
XXXI.
Quel si dilegua, e questi acceso d’ira
Il segue; e van come per l’aria strale.
Ella riman sospesa, ed ambo mira
244Lontani molto, nè seguir le cale:
Ma co’ suoi fuggitivi si ritira;
Talor mostra la fronte, e i Franchi assale:
Or si volge, or rivolge, or fugge, or fuga;
248Nè si può dir la sua caccia, nè fuga.