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CANTO TERZO. | 73 |
XVII.
Porta sì salda la gran lancia, e in guisa
Vien feroce e leggiadro il giovinetto;
Che veggendolo d’alto il Re, s’avvisa
132Che sia guerriero infra gli scelti eletto.
Onde dice a colei ch’è seco assisa,
E che già sente palpitarsi il petto:
Ben conoscer dei tu per sì lungo uso
136Ogni Cristian, benchè nell’armi chiuso.
XVIII.
Chi è dunque costui che così bene
S’adatta in giostra, e fero in vista è tanto?
A quella, in vece di risposta, viene
140Su le labra un sospir, su gli occhj il pianto.
Pur gli spirti e le lagrime ritiene,
Ma non così che lor non mostri alquanto:
Chè gli occhj pregni un bel purpureo giro
144Tinse, e roco spuntò mezzo il sospiro.
XIX.
Poi gli dice infingevole, e nasconde
Sotto il manto dell’odio altro desio:
Oimè! bene il conosco, ed ho ben donde
148Deggia fra mille riconoscerl’io:
Chè spesso il vidi i campi e le profonde
Fosse del sangue empir del popol mio.
Ahi quanto è crudo nel ferire! a piaga
152Ch’ei faccia, erba non giova, od arte maga.