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72 | LA GERUSALEMME |
XIV.
Mentre ragiona a’ suoi, non lunge scorse
Un Franco stuolo addur rustiche prede;
Che (come è l’uso) a depredar precorse;
108Or con gregge, ed armenti al campo riede.
Ella ver lor, e verso lei sen corse
Il Duce lor, ch’a se venir la vede.
Gardo il Duce è nomato, uom di gran possa,
112Ma non già tal ch’a lei resister possa.
XV.
Gardo a quel fero scontro è spinto a terra
In su gli occhj de’ Franchi e de’ Pagani,
Ch’allor tutti gridar, di quella guerra
116Lieti augurj prendendo, i quai fur vani.
Spronando addosso agli altri ella si serra,
E val la destra sua per cento mani.
Seguirla i suoi guerrier per quella strada
120Che spianar gli urti, e che s’aprì la spada.
XVI.
Tosto la preda al predator ritoglie:
Cede lo stuol de’ Franchi a poco a poco;
Tanto che’n cima a un colle ei si raccoglie,
124Ove ajutate son l’arme dal loco.
Allor, siccome turbine si scioglie
E cade dalle nubi aereo foco,
Il buon Tancredi, a cui Goffredo accenna,
128Sua squadra mosse, ed arrestò l’antenna.