Pagina:Gerusalemme liberata I.djvu/88

70 LA GERUSALEMME

VIII.


     Dunque ove tu, Signor, di mille rivi
Sanguinosi il terren lasciasti asperso,
D’amaro pianto almen duo fonti vivi
60In sì acerba memoria oggi non verso?
Agghiacciato mio cor, chè non derivi
Per gli occhj, e stilli in lagrime converso?
Duro mio cor, chè non ti spetri e frangi?
64Pianger ben merti ogn’or, s’ora non piangi.

IX.


     Dalla Cittade intanto un ch’alla guarda
Sta d’alta torre, e scopre i monti e i campi,
Colà giuso la polve alzarsi guarda,
68Sicchè par che gran nube in aria stampi:
Par che baleni quella nube ed arda,
Come di fiamme gravida e di lampi:
Poi lo splendor di lucidi metalli
72Scerne, e distingue gli uomini, e i cavalli.

X.


     Allor gridava: oh qual per l’aria stesa
Polvere i’ veggio! o come par che splenda!
Su, suso, o cittadini, alla difesa
76S’armi ciascun veloce, e i muri ascenda:
Già presente è il nemico. E poi ripresa
La voce: ogn’un s’affretti, e l’arme prenda:
Ecco il nemico, è quì: mira la polve,
80Che sotto orrida nebbia il cielo involve.