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CANTO SECONDO. 65

XCV.


     Così di messaggier fatto è nemico;
Sia fretta intempestiva o sia matura,
La ragion delle genti, e l’uso antico
756S’offenda o no, ne ’l pensa egli, ne ’l cura:
Senza risposta aver va per l’amico
Silenzio delle stelle all’alte mura,
D’indugio impaziente; ed a chi resta
760Già non men la dimora anco è molesta.

XCVI.


     Era la notte allor ch’alto riposo
Han l’onde e i venti, e parea muto il mondo,
Gli animai lassi, e quei che ’l mare ondoso,
764O de’ liquidi laghi alberga il fondo,
E chi si giace in tana, o in mandra ascoso,
E i pinti augelli nell’oblio giocondo
Sotto il silenzio de’ secreti orrori
768Sopían gli affanni, e raddolciano i cori.

XCVII.


     Ma ne ’l campo fedel, ne ’l Franco Duca
Si discioglie dal sonno, o almen s’accheta;
Tanta in lor cupidigia è che riluca
772Omai del ciel l’alba aspettata e lieta,
Perchè il cammin lor mostri, e gli conduca
Alla città che al gran passaggio è meta,
Mirando ad or ad or se raggio alcuno
776Spunti, o rischiari della notte il bruno.