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64 | LA GERUSALEMME |
XCII.
Soggiunse allor Goffredo: Or riportate
Al vostro Re che venga e che s’affretti;
Chè la guerra accettiam che minacciate:
732E s’ei non vien, fra ’l Nilo suo n’aspetti.
Accommiatò lor poscia in dolci e grate
Maniere, e gli onorò di doni eletti:
Ricchissimo ad Alete un elmo diede,
736Ch’a Nicea conquistò fra l’altre prede.
XCIII.
Ebbe Argante una spada, e ’l fabro egregio
L’else e ’l pomo le fè gemmato, e d’oro,
Con magisterio tal che perde il pregio
740Della ricca materia appo il lavoro.
Poi che la tempra, e la ricchezza e ’l fregio,
Sottilmente da lui mirati foro,
Disse Argante al Buglion: vedrai ben tosto
744Come da me il tuo dono in uso è posto.
XCIV.
Indi tolto congedo, e da lui ditto
Al suo compagno, or ce n’andremo omai,
Io ver Gerusalem, tu verso Egitto,
748Tu col sol nuovo, io co’ notturni rai,
Ch’uopo di mia presenza, o di mio scritto
Essere non può colà dove tu vai;
Reca tu la risposta, io dilungarmi
752Quinci non vuò, dove si trattan l’armi.