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60 | LA GERUSALEMME |
LXXX.
Quì tacque Alete; e ’l suo parlar seguiro
Con basso mormorar que’ forti eroi:
E ben, negli atti disdegnosi, apriro
636Quanto ciascun quella proposta annoi.
Il capitan rivolse gli occhj in giro
Tre volte e quattro, e mirò in fronte i suoi;
E poi nel volto di colui gli affisse
640Ch’attendea la risposta, e così disse:
LXXXI.
Messaggier, dolcemente a noi sponesti
Ora cortese, or minaccioso invito.
Se ’l tuo Re m’ama, e loda i nostri gesti,
644È sua mercede, e m’è l’amor gradito.
A quella parte poi, dove protesti
La guerra a noi del Paganesmo unito;
Risponderò, come da me si suole,
648Liberi sensi in semplici parole.
LXXXII.
Sappi che tanto abbiam sin or sofferto
In mare, in terra, all’aria chiara e scura,
Solo acciocchè ne fosse il calle aperto
652A quelle sacre e venerabil mura;
Per acquistar appo Dio grazia e merto,
Togliendo lor di servitù sì dura:
Nè mai grave ne fia, per fin sì degno,
656Esporre onor mondano, e vita e regno.