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54 LA GERUSALEMME

LXII.


     O degno sol, cui d’ubbidire or degni
Questa adunanza di famosi eroi,
Che per l’addietro ancor le palme e i regni
492Da te conobbe, e dai consiglj tuoi.
Il nome tuo, che non riman tra i segni
D’Alcide, omai risuona anco fra noi:
E la fama d’Egitto in ogni parte
496Del tuo valor chiare novelle ha sparte.

LXIII.


     Nè v’è fra tanti alcun che non le ascolte,
Come egli suol le maraviglie estreme;
Ma dal mio Re con istupore accolte
500Sono non sol, ma con diletto insieme:
E s’appaga in narrarle anco più volte,
Amando in te ciò ch’altri invidia e teme.
Ama il valore, e volontario elegge
504Teco unirsi d’amor, se non di legge.

LXIV.


     Da sì bella cagion dunque sospinto,
L’amicizia e la pace a te richiede;
E l’ mezzo, onde l’un resti all’altro avvinto,
508Sia la virtù, s’esser non può la fede.
Ma perchè inteso avea che t’eri accinto
Per iscacciar l’amico suo di sede;
Volle, pria ch’altro male indi seguisse,
512Ch’a te la mente sua per noi s’aprisse.